Questo scritto è un articolo che mi è stato richiesto da un amico nel 93, è stato pubblicato su Storie una rivista molto originale della Casa editrice Leconte (per chi volesse conoscerla www.storie.it/). Penso sia stata la prima cosa che ho scritto, in forma di articolo pseudo-psicologico ironico. Per questo ringrazio Gianluca che mi ha aperto al mondo della scrittura. Lo ripropongo in due parti rivisto e adattato ai tempi.
Il vertiginoso aumento dei
costi del carburante negli ultimi anni ha complicato la vita del povero
automobilista che deve fare benzina, generando una condizione di stress non solo economica ma anche psicologica per
cui emergono molteplici e intensi problemi, che spesso sono sottovalutati o
negati.
Tra l’umanità motorizzata,
sono sempre più numerosi “quelli che scendono dalla macchina quando fanno
rifornimento”, questo particolare comportamento è sempre più frequente e
sottende motivazioni spesso molto differenti, ma anche problematiche
psicologiche non indifferenti che andrebbero approfondite, e in qualche caso
anche trattate!
Anzitutto va detto che tra
gli automobilisti ci sono tre categorie generali che bisogna ben distinguere:
1) coloro per i quali la macchina è un oggetto estraneo a sé, incomprensibile,
minaccioso e difficile da gestire; 2) coloro che, invece, vivono la macchina
come una parte di sé, come un’espansione del proprio corpo, accogliente,
posseduta e conosciuta nei minimi particolari (almeno così credono); 3) coloro
che capiscono confusamente cosa sia una macchina.
1) Tra
quelli che vivono la macchina come oggetto estraneo a sé, quasi sempre la
fermata per il rifornimento assume delle caratteristiche claustrofobiche.
A macchina ferma la
carrozzeria diventa una estranea scatola metallica (oggi più di plastica che di
metallo), un oggetto tombale che li ingabbia. Oppressi da questa soffocante
impressione, costoro appena fermi lasciano immediatamente l’auto e consegnano
subito le chiavi al benzinaio allontanandosi dal veicolo, tanto che il
benzinaio è costretto a urlare per sapere quanta benzina vogliano mettere nel
serbatoio. Per loro restare in macchina è quasi impossibile, il sedile diventa
come una sorta di graticola, e bisogna uscire subito se non si vuole rischiare
la comparsa di intense crisi d’ansia o di violenti sentimenti di inadeguatezza.
Una volta finito il rifornimento, recuperano le chiavi, risalgono in macchina
velocemente e dopo la regolamentare “grattata” nell’inserimento della marcia,
dovuta alla fretta e ai movimenti scoordinati, senza guardare nulla ripartono
rapidamente a volte sgommando. Perché è sicuramente vero che la macchina è estranea,
ma è anche un oggetto che potrebbe permettergli di raggiungere sconosciute
sensazioni di autonomia e libertà, e a volte potrebbe diventare un eccitante
mezzo controfobico.
Un altro gruppo è composto
dalle persone il cui problema centrale è l’isolamento sociale, che è anche un
isolamento rispetto a tutti gli attuali oggetti automatizzati come: il
computer, il cellulare, i tablet, il navigatore satellitare ...e altro ancora.
Per costoro andare in macchina accentua il senso di distacco dal mondo e la
solitudine, e negli ingorghi si sentono puntini anonimi spersi in un mondo
caotico e in movimento. Alcuni di loro durante il rifornimento scendono dalla
macchina solo per scrollarsi di dosso la pesantezza della solitudine della
guida e li vedi accanto alla pompa di benzina con l’occhio lucido e pronto al
pianto, che sembra vogliano quasi abbracciare la pompa, tanto si sentono soli.
Per altri che hanno un simile
problema lo scendere dalla macchina si associa a un forte bisogno di comunicare
con chiunque sia nelle vicinanze (il benzinaio, gli altri automobilisti,
passanti occasionali..). Gli argomenti della comunicazione sono in genere
banali come il tempo, il calcio, i politici corrotti etc. ma non raramente si
sfogano in modo insensato raccontando l’ultima malefatta della suocera.
Ovviamente questi comportamenti sono tentativi di soluzione inadeguati al
problema, ma comportano un certo sollievo dopo i lunghi e solitari spostamenti
in auto e i pesanti silenzi casalinghi con il partner.
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