mercoledì 20 febbraio 2013

QUELLI CHE SCENDONO DALL’AUTO QUANDO FANNO BENZINA "Psicopatologia del rifornimento" (Parte I)


Questo scritto è un articolo che mi è stato richiesto da un amico nel 93, è stato pubblicato su Storie una rivista molto originale della Casa editrice Leconte (per chi volesse conoscerla www.storie.it/). Penso sia stata la prima cosa che ho scritto, in forma di articolo pseudo-psicologico ironico. Per questo ringrazio Gianluca che mi ha aperto al mondo della scrittura. Lo ripropongo in due parti rivisto e adattato ai tempi.  


Il vertiginoso aumento dei costi del carburante negli ultimi anni ha complicato la vita del povero automobilista che deve fare benzina, generando una condizione di stress  non solo economica ma anche psicologica per cui emergono molteplici e intensi problemi, che spesso sono sottovalutati o negati.
Tra l’umanità motorizzata, sono sempre più numerosi “quelli che scendono dalla macchina quando fanno rifornimento”, questo particolare comportamento è sempre più frequente e sottende motivazioni spesso molto differenti, ma anche problematiche psicologiche non indifferenti che andrebbero approfondite, e in qualche caso anche trattate!
Anzitutto va detto che tra gli automobilisti ci sono tre categorie generali che bisogna ben distinguere: 1) coloro per i quali la macchina è un oggetto estraneo a sé, incomprensibile, minaccioso e difficile da gestire; 2) coloro che, invece, vivono la macchina come una parte di sé, come un’espansione del proprio corpo, accogliente, posseduta e conosciuta nei minimi particolari (almeno così credono); 3) coloro che capiscono confusamente cosa sia una macchina.

1) Tra quelli che vivono la macchina come oggetto estraneo a sé, quasi sempre la fermata per il rifornimento assume delle caratteristiche claustrofobiche.
A macchina ferma la carrozzeria diventa una estranea scatola metallica (oggi più di plastica che di metallo), un oggetto tombale che li ingabbia. Oppressi da questa soffocante impressione, costoro appena fermi lasciano immediatamente l’auto e consegnano subito le chiavi al benzinaio allontanandosi dal veicolo, tanto che il benzinaio è costretto a urlare per sapere quanta benzina vogliano mettere nel serbatoio. Per loro restare in macchina è quasi impossibile, il sedile diventa come una sorta di graticola, e bisogna uscire subito se non si vuole rischiare la comparsa di intense crisi d’ansia o di violenti sentimenti di inadeguatezza. Una volta finito il rifornimento, recuperano le chiavi, risalgono in macchina velocemente e dopo la regolamentare “grattata” nell’inserimento della marcia, dovuta alla fretta e ai movimenti scoordinati, senza guardare nulla ripartono rapidamente a volte sgommando. Perché è sicuramente vero che la macchina è estranea, ma è anche un oggetto che potrebbe permettergli di raggiungere sconosciute sensazioni di autonomia e libertà, e a volte potrebbe diventare un eccitante mezzo controfobico.

Un altro gruppo è composto dalle persone il cui problema centrale è l’isolamento sociale, che è anche un isolamento rispetto a tutti gli attuali oggetti automatizzati come: il computer, il cellulare, i tablet, il navigatore satellitare ...e altro ancora. Per costoro andare in macchina accentua il senso di distacco dal mondo e la solitudine, e negli ingorghi si sentono puntini anonimi spersi in un mondo caotico e in movimento. Alcuni di loro durante il rifornimento scendono dalla macchina solo per scrollarsi di dosso la pesantezza della solitudine della guida e li vedi accanto alla pompa di benzina con l’occhio lucido e pronto al pianto, che sembra vogliano quasi abbracciare la pompa, tanto si sentono soli.
Per altri che hanno un simile problema lo scendere dalla macchina si associa a un forte bisogno di comunicare con chiunque sia nelle vicinanze (il benzinaio, gli altri automobilisti, passanti occasionali..). Gli argomenti della comunicazione sono in genere banali come il tempo, il calcio, i politici corrotti etc. ma non raramente si sfogano in modo insensato raccontando l’ultima malefatta della suocera. Ovviamente questi comportamenti sono tentativi di soluzione inadeguati al problema, ma comportano un certo sollievo dopo i lunghi e solitari spostamenti in auto e i pesanti silenzi casalinghi con il partner.

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