“Federica” le dicevo, “ci sono due concetti
che ho praticamente cancellato dal mio personale vocabolario, e sono masochista e
altruista. Non credo né all’uno né all’altro, quindi
fammi un favore: quando parli con me scordateli, perché ambedue mi fanno girare
vorticosamente le palle”.
In effetti, altruista non mi genera lo
stesso fastidio di masochista, perché la sua eliminazione dal mio vocabolario
l’ho fatta partendo da me stesso. Forse ho avuto un piccolo aiuto da parte di
Teresa, che lo usava sempre con il solito scopo di ottenere ciò che voleva,
anche se non era uno dei suoi cavalli di battaglia.
Mi ero reso conto che le persone si
muovevano per cercare di soddisfare le proprie egoistiche esigenze, e non trovavo
nulla di strano in questo. Secondo questa logica, anche andare incontro
all’altro soddisfa un egoismo personale, qualunque esso sia, quindi, la dicotomia
egoista/altruista non ha più ragione di esistere: siamo tutti egoisti. E se
qualcuno riteneva che gli avessi fatto del bene o del male, questo era solo un
punto di vista personale dell’altro riguardo la mia scelta, non riconducibile
all’egoismo o all’altruismo. In questo modo eliminavo anche l’utilizzazione
impropria del termine altruista, spesso usato a sproposito per sottolineare
quanto l’altro sia buono con te e con il prossimo, e quanto tu non lo sia
altrettanto. Ormai, se mi accusavano di essere egoista non mi infastidivo più,
ma quando l’altro si proclamava altruista, e, implicitamente, sosteneva che io ero
egoista e cattivo allora mi giravano le scatole.
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