mercoledì 31 luglio 2013

LA COPPIA TIENE!!



A cena la discussione continuò e, tra molte risate, arrivammo alla conclusione condivisa che la coppia sostanzialmente teneva, anche se in modo un po’ traballante.
Infatti, a parte quelli il cui matrimonio funzionava ancora bene, tra i nostri amici  c’erano quelli che stavano per separarsi da anni ma erano ancora insieme. Quelli che avevano tentato di separarsi, ma dopo un mese lui era rientrato a casa e aveva rimesso le pantofole, stanco dello stress che gli aveva procurato la vita con una donna più giovane. Quelli che si erano costruiti due gusci per cui, anche se si incrociavano in casa,  non si ferivano più, e quelli le cui traiettorie procedevano parallele senza incrociarsi mai. Insomma il risultato era schiacciante! Ma quale aumento delle separazioni? La maggior parte stava ancora insieme, non c’era dubbio!
Poi, c’erano quelli come me che non si erano ancora sposati, e non riuscivano a trovare qualcuno con cui stare per più di due – tre anni, ma eravamo una minoranza.
Infine, i separati e non più riaccoppiati, che erano con schiacciante prevalenza donne. Costoro sostenevano di avere pochissime possibilità di trovare un uomo più giovane e, tra quelli della loro età, non c’erano più maschi validi disponibili, perché la metà erano sposati o insposabili, e l’altra metà erano gay. Ma questa ipotesi mi è sembrava un po’ semplicistica. Nel nostro mondo sempre più aperto c’erano, per esempio, una marea di Cinesi liberi, perché lì le donne erano in minoranza.


mercoledì 10 luglio 2013

L'amore...sentimento incontenibile e totale. ......basta crederci!!

Quando ero in Sicilia cercavo di incontrare poco Beatrice, accontentandomi di rivederla per litigare un match o due, eppure mi ritrovavo spesso a parlare di lei.
Un pomeriggio ero con Anna, la fidanzata di Claudio (uno dei miei amici storici del gruppo scolastico da noi battezzato “la créme”), e lei mi parlava dei suoi sentimenti per Claudio: “Vedi”, mi diceva, “l’amore è un sentimento incontenibile e incontrollabile, è inutile cercare di spiegarselo, perché non può essere oggetto di discorsi razionali”.
“Hai ragione”, rispondevo, “io mi sento quasi incapace di amare, non credo di aver mai provato qualcosa di simile”. In quel momento tutti i miei limiti mi sembravano angosciosamente chiari.
Lei proseguiva ispirata: “ Io amo Claudio, e questo mi fa  aspirare a vivere insieme a lui… a dividere con lui tutto! Con la più spontanea sincerità”.
Io, abbattuto, le confessavo: “Credo di non avere mai avuto simili spinte verso Beatrice. E’ probabile che io non l’abbia mai amata… ed è ingiusto continuare a stare con lei sapendo questo.” Poi dopo una pausa carica di amarezza, convenivo con me stesso: “Si, è stato tutto molto stupido… ma io sono fatto così, è inutile darmi troppo addosso. Adesso però, devo accettare i miei limiti e lasciarle la possibilità di trovare qualcuno che la ami veramente”.
In fatto di relazioni d’amore ero ancora nella tarda adolescenza. Me ne resi conto il giorno dopo quando, a casa di Carla, trovai Anna che faceva “trik e trak” con Dario. Bisogna però riconoscere: anche in questo caso, con la solita spontanea sincerità.
Non dissi niente a Claudio, ovviamente: ho sempre pensato che fosse inutile e controproducente spingere qualcuno, anche se con argomenti inattaccabili, a vedere ciò che non è pronto ad accettare.

Una cosa, comunque, mi era chiara: i “grandi amori”, quelle esperienze trascinanti e totalizzanti, non durano molto.

giovedì 4 luglio 2013

Separarsi ..... e riunirsi!

In Sicilia i primi giorni con Beatrice erano regolarmente un disastro. Lei sfogava su di me tutta la sua rabbia per punirmi della mia assenza poi, poco prima di partire, sentiva che stava per riperdermi e cambiava completamente.
Quando ci incontravamo il nostro obiettivo era di riuscire finalmente a separarci, ma la sotterranea speranza era che qualcosa tra noi cambiasse per poter continuare a stare insieme.
Questa situazione, che si ripeteva con regolarità svizzera, ci aveva resi ostili e ognuno pretendeva che fosse l’altro a cambiare. Era come se cercassimo di tirare con tutte le nostre forze dalle due estremità un filo d’acciaio, che a breve si sarebbe spezzato, dando una violenta sferzata a entrambi.
In Sicilia, oltre a soffrire con Beatrice, facevo ben poco. La mia identità era come sospesa. Mangiavo, dormivo, fumavo e incontravo parenti. La mia testa diventava sempre più leggera, come se fosse riempita di cotone idrofilo. Sensazione che mia sorella Camilla  riferiva di avere spesso, anche se  per ragioni alquanto diverse, essendo “accannata” praticamente tutto il giorno.
Non so perché l’Isola mi facesse sempre questo effetto. Comunque, avevo imparato a non contrastarlo, tanto non c’era niente da fare. L’unico pensiero confortante era che dopo qualche giorno sarei ripartito e la testa sarebbe tornata come prima.
Ormai la relazione con Beatrice era finita. Lo sapevo, lo dicevo da mesi forse da anni, ma separarsi era veramente complicato. Non per niente gli psicoterapeuti hanno un mercato così fiorente. Infatti, pensando a me stesso sfidanzato, mi si aprivano dei buchi neri spaventosi.
“Riuscirò mai ad avere una relazione con altra donna?” mi domandavo,
“E se per un caso ci riuscissi, e dopo averla conosciuta meglio non mi piacesse più? Mi complicherei la vita per non concludere niente, e si ripresenterebbe il problema di doverla lasciare!”.
Qui interveniva il mio “Io” dotato di rigorosa, ma spesso inutile, ragionevolezza.
“Và bene” diceva al Me stesso, “è possibile che in futuro possa non piacerti più, cosa c’è di strano? Ma potrebbe anche verificarsi il contrario e se non provi non potrai mai saperlo. E poi, l’unico modo in cui ti stai complicando la vita, visto che sei più inerte di una sveglia senza pile, è che temendo sempre di complicartela fai poco o nulla per godertela. Come puoi sostenere che provare interesse per una donna complica la vita? Al contrario, la rende più allegra e stimolante”.
 Ma il Me stesso fragile e distruttivo insisteva: “Sì, ma insieme alle cose piacevoli ci saranno anche quelle spiacevoli”.
E l’Io: “ E allora? Se dovessero prevalere le cose spiacevoli molla tutto ed è fatta. Dov’è il problema?”.
“A te sembra tutto molto semplice, ma cosa racconto alla persona a cui avevo promesso qualcosa, e che mi odierà perché l’abbandono?”.
Ogni promessa è un debito, diceva sempre quella pia donna di mia madre, e anche se usava questo detto per costringerci a fare ciò che voleva lei, il monito generale mi ritornava ossessivamente in mente e mi dicevo: “Non posso fare soffrire gli altri per la mia instabilità”.

“Lascia perdere quella eroina del sacrificio di tua madre, che di promesse rispetta soltanto quelle che convengono a lei!” concludeva l’Io, “Scendi sulla terra! Chi ti credi di essere? Pensi che la felicità o la sofferenza degli altri dipenda da te? E chi sei, Superman!? Falla finita con questa colpevolezza onnipotente e muoviti, tanto è inevitabile che qualcuno non sia contento di ciò che fai!”.