Intanto erano cominciati i preparativi per
il matrimonio di mio fratello Mario, e io scesi in Sicilia una settimana prima
per dare una mano. La nostra casa al mare, dove si sarebbe svolta la festa,
venne sistemata e il giardino abbellito. Devo ammettere che era molto carina e
c'era una splendida vista………………………………………………....
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Però era una bella casa, adatta per
festeggiare il matrimonio di Mario e in quel momento eravamo tutti lì, evento
che difficilmente si sarebbe ripetuto in futuro.
I preparativi per il matrimonio procedevano
febbrilmente quando accadde un fatto imprevisto.
Cinque giorni prima del matrimonio il
brillante destinato a Claudia sparì misteriosamente.
Teresa diceva di averlo avvolto nella carta
stagnola, messo in una busta di carta chiusa con lo scotch, e nascosto in una
scatola dell'elettricità, cioè in una di quelle scatolette che si trovano
murate nelle parte alta delle pareti di casa, che servono ad accedere ai
diversi settori dell'impianto elettrico. Questa scatola si trovava all’ingresso
del salone, ma quella mattina quando l’aveva aperta, il brillante non c'era
più. Teresa diceva di aver trovato la busta vuota con dentro una strana
polverina simile a cenere.
Questo evento gettò tutti nello sgomento:
Teresa come prima spiegazione aveva ipotizzato che una corrente elettrica
anomala avesse colpito il brillante e lo avesse polverizzato!
“Non diciamo
fesserie” sostenni io, “i brillanti sono
pietre durissime, credo che neanche la scarica di un fulmine riuscirebbe a
polverizzarli. Pensiamo, invece, a chi potrebbe averlo rubato, e vista l'entità
della cosa mi sembra sia il caso di denunciare il furto”.
La squadra
investigativa caoticamente comandata da Teresa aveva passato al
setaccio tutte le possibilità. Si era pensato a un ladro proveniente
dall’esterno, ma non c’erano state effrazioni di porte o finestre, e questa
possibilità era rimasta sospesa e senza prove.
Poi erano state indagate le persone di
servizio che avevano accesso alla casa, cioè quelle nostre e quelle dei miei
zii che abitavano accanto a noi, perché potevano aver visto Teresa nascondere
il brillante nella scatola.
Carmelina, la nostra donna di servizio
venne esclusa dopo un acceso dibattito, lavorava da noi da molti anni, era
affidabile, e, nonostante tutto quello che Teresa le faceva passare, voleva un
gran bene a mia madre. Ma non furono queste le motivazioni principali che
portarono alla sua esclusione. Infatti, Carmelina stazzava 106 chili per 1 metro e 52, aveva grossi
seni che sembrava potessero sbilanciarla in avanti se non manteneva in asse il
baricentro, non era molto agile e non saliva più di due gradini di una scala
per il timore di cadere. Poiché, per arrivare alla scatola dell’elettricità e
svitarla bisognava salire in cima alla scala dubitavamo fortemente che Carmelina
si fosse lanciata in un’impresa così acrobatica.
Toccò poi ai due ragazzi dello Sri Lanka
che lavoravano da mia zia da diversi anni. Erano sposati e molto grati a mia
zia, che gli dava la possibilità di lavorare e vivere insieme da lei. Lui era
venuto ogni tanto da noi a chiedere o portare qualcosa ed era possibile che
avesse visto mia madre nascondere il brillante. Qualcuno aveva anche ipotizzato
che dal terrazzo della casa dei miei zii potessero aver visto mia madre salire
sulla scala. Mia zia gli chiese qualcosa in proposito, ma non ebbe il coraggio
di andare oltre: si fidava troppo di loro.
Intanto il fatto venne denunciato ai
Carabinieri, che promisero di venire a fare dei rilievi che non fecero mai,
asserendo che sicuramente si trattava delle persone di servizio.
Venne preso in considerazione anche Alfio,
il giardiniere settantenne che era curvo a 60 gradi e lavorava per mio Padre da
almeno trentacinque anni. Ma nessuno riusciva a immaginare quel mite anziano
curvo e nodoso nelle vesti di un astuto ladro.
Insomma, con il personale di servizio non
si arrivò da nessuna parte, e tornò in ballo l'ipotesi della polverizzazione.
Teresa chiamò per telefono il Signor Pulvirenti, il gioielliere di famiglia,
gli spiegò l’accaduto e poi gli chiese: “ Secondo lei, è possibile che con una
forte corrente elettrica il brillante si sia polverizzato?”
Il Signor Pulvirenti che, oltre a essere un
esperto di pietre, era anche un profondo conoscitore delle vita delle famiglie
siciliane, dopo una breve pausa chiese a Teresa: “Signora, mi scusi, ma lei
questo brillante da quanto tempo ce l’ha?”.
Mia madre, pur perplessa per la domanda,
rispose: “Beh, quanto sarà? Quasi trent’anni.”
Con la sottile ironia caratteristica di
alcuni siciliani, il Signor Pulvirenti aggiunse: “E allora, Signora Teresa, se
per quasi trent’anni non è successo niente, perché si sarebbe dovuto
polverizzare proprio adesso che lo doveva dare a sua nuora?”.
Teresa non mise al corrente la squadra
investigativa del contenuto della telefonata, ma genericamente spiegò che il
Signor Pulvirenti escludeva la teoria della polverizzazione.
Poi vennero considerate ipotesi molto più
inquietanti. Si pensò a Patti o a Camilla, ma furono subito scartate: avevano
altro per la testa che rubare brillanti, in altri termini non avevano alcun
movente. Ipotizzo che in mia assenza sia stato indagato anche io, ma se così fu
non ne seppi mai nulla, quindi non vi saprei dire i motivi per cui fui
scartato.
Infine, venne sospettato lo stesso Mario,
che forse aveva bisogno di soldi per il matrimonio.
“Ma cosa cavolo
dite?!” intervenni io stupito, “Ma
vi sembra ragionevole che Mario rubi qualcosa che tra qualche giorno sarà sua,
e che ha piacere di regalare a sua moglie? Ma siete fuori di testa?” .
Mario era imbufalito, non partecipava ai
lavori del team investigativo e per fortuna nessuno gli disse che anche lui era
stato per brevissimo tempo un sospetto. In quei giorni parlava poco e guardava
torvo Teresa, che peraltro era stata accuratamente esclusa dalla lista degli
indagati per evitare che si generasse una crisi familiare irreversibile.
Dopo due giorni di inutili investigazioni,
Filippo andò in città e comprò un nuovo brillante per Claudia, che venne
montato a tempo di record perché fosse pronto il giorno del matrimonio. Filippo
non avrebbe potuto tollerare di non regalare il brillante alla prima nuora, e
se ci fosse stato bisogno avrebbe ipotecato la casa per comprarne un altro.