domenica 24 marzo 2013

Il brillante polverizzato! La storia di una famiglia siciliana.


Intanto erano cominciati i preparativi per il matrimonio di mio fratello Mario, e io scesi in Sicilia una settimana prima per dare una mano. La nostra casa al mare, dove si sarebbe svolta la festa, venne sistemata e il giardino abbellito. Devo ammettere che era molto carina e c'era una splendida vista………………………………………………....
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Però era una bella casa, adatta per festeggiare il matrimonio di Mario e in quel momento eravamo tutti lì, evento che difficilmente si sarebbe ripetuto in futuro.
I preparativi per il matrimonio procedevano febbrilmente quando accadde un fatto imprevisto.
Cinque giorni prima del matrimonio il brillante destinato a Claudia sparì misteriosamente.
Teresa diceva di averlo avvolto nella carta stagnola, messo in una busta di carta chiusa con lo scotch, e nascosto in una scatola dell'elettricità, cioè in una di quelle scatolette che si trovano murate nelle parte alta delle pareti di casa, che servono ad accedere ai diversi settori dell'impianto elettrico. Questa scatola si trovava all’ingresso del salone, ma quella mattina quando l’aveva aperta, il brillante non c'era più. Teresa diceva di aver trovato la busta vuota con dentro una strana polverina simile a cenere.
Questo evento gettò tutti nello sgomento: Teresa come prima spiegazione aveva ipotizzato che una corrente elettrica anomala avesse colpito il brillante e lo avesse polverizzato!
“Non diciamo fesserie” sostenni io, “i brillanti sono pietre durissime, credo che neanche la scarica di un fulmine riuscirebbe a polverizzarli. Pensiamo, invece, a chi potrebbe averlo rubato, e vista l'entità della cosa mi sembra sia il caso di denunciare il furto”.
La squadra investigativa caoticamente comandata da Teresa aveva passato al setaccio tutte le possibilità. Si era pensato a un ladro proveniente dall’esterno, ma non c’erano state effrazioni di porte o finestre, e questa possibilità era rimasta sospesa e senza prove.
Poi erano state indagate le persone di servizio che avevano accesso alla casa, cioè quelle nostre e quelle dei miei zii che abitavano accanto a noi, perché potevano aver visto Teresa nascondere il brillante nella scatola.
Carmelina, la nostra donna di servizio venne esclusa dopo un acceso dibattito, lavorava da noi da molti anni, era affidabile, e, nonostante tutto quello che Teresa le faceva passare, voleva un gran bene a mia madre. Ma non furono queste le motivazioni principali che portarono alla sua esclusione. Infatti, Carmelina stazzava 106 chili per 1 metro e 52, aveva grossi seni che sembrava potessero sbilanciarla in avanti se non manteneva in asse il baricentro, non era molto agile e non saliva più di due gradini di una scala per il timore di cadere. Poiché, per arrivare alla scatola dell’elettricità e svitarla bisognava salire in cima alla scala dubitavamo fortemente che Carmelina si fosse lanciata in un’impresa così acrobatica.
Toccò poi ai due ragazzi dello Sri Lanka che lavoravano da mia zia da diversi anni. Erano sposati e molto grati a mia zia, che gli dava la possibilità di lavorare e vivere insieme da lei. Lui era venuto ogni tanto da noi a chiedere o portare qualcosa ed era possibile che avesse visto mia madre nascondere il brillante. Qualcuno aveva anche ipotizzato che dal terrazzo della casa dei miei zii potessero aver visto mia madre salire sulla scala. Mia zia gli chiese qualcosa in proposito, ma non ebbe il coraggio di andare oltre: si fidava troppo di loro.
Intanto il fatto venne denunciato ai Carabinieri, che promisero di venire a fare dei rilievi che non fecero mai, asserendo che sicuramente si trattava delle persone di servizio.
Venne preso in considerazione anche Alfio, il giardiniere settantenne che era curvo a 60 gradi e lavorava per mio Padre da almeno trentacinque anni. Ma nessuno riusciva a immaginare quel mite anziano curvo e nodoso nelle vesti di un astuto ladro.
Insomma, con il personale di servizio non si arrivò da nessuna parte, e tornò in ballo l'ipotesi della polverizzazione. Teresa chiamò per telefono il Signor Pulvirenti, il gioielliere di famiglia, gli spiegò l’accaduto e poi gli chiese: “ Secondo lei, è possibile che con una forte corrente elettrica il brillante si sia polverizzato?”
Il Signor Pulvirenti che, oltre a essere un esperto di pietre, era anche un profondo conoscitore delle vita delle famiglie siciliane, dopo una breve pausa chiese a Teresa: “Signora, mi scusi, ma lei questo brillante da quanto tempo ce l’ha?”.
Mia madre, pur perplessa per la domanda, rispose: “Beh, quanto sarà? Quasi trent’anni.”
Con la sottile ironia caratteristica di alcuni siciliani, il Signor Pulvirenti aggiunse: “E allora, Signora Teresa, se per quasi trent’anni non è successo niente, perché si sarebbe dovuto polverizzare proprio adesso che lo doveva dare a sua nuora?”.
Teresa non mise al corrente la squadra investigativa del contenuto della telefonata, ma genericamente spiegò che il Signor Pulvirenti escludeva la teoria della polverizzazione.
Poi vennero considerate ipotesi molto più inquietanti. Si pensò a Patti o a Camilla, ma furono subito scartate: avevano altro per la testa che rubare brillanti, in altri termini non avevano alcun movente. Ipotizzo che in mia assenza sia stato indagato anche io, ma se così fu non ne seppi mai nulla, quindi non vi saprei dire i motivi per cui fui scartato.
Infine, venne sospettato lo stesso Mario, che forse aveva bisogno di soldi per il matrimonio.
“Ma cosa cavolo dite?!” intervenni io stupito, “Ma vi sembra ragionevole che Mario rubi qualcosa che tra qualche giorno sarà sua, e che ha piacere di regalare a sua moglie? Ma siete fuori di testa?” .
Mario era imbufalito, non partecipava ai lavori del team investigativo e per fortuna nessuno gli disse che anche lui era stato per brevissimo tempo un sospetto. In quei giorni parlava poco e guardava torvo Teresa, che peraltro era stata accuratamente esclusa dalla lista degli indagati per evitare che si generasse una crisi familiare irreversibile.
Dopo due giorni di inutili investigazioni, Filippo andò in città e comprò un nuovo brillante per Claudia, che venne montato a tempo di record perché fosse pronto il giorno del matrimonio. Filippo non avrebbe potuto tollerare di non regalare il brillante alla prima nuora, e se ci fosse stato bisogno avrebbe ipotecato la casa per comprarne un altro.

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