Dopo Chici, andammo a Canaima, nella
foresta amazzonica.
Eravamo un gruppo eterogeneo e bizzarro. C’era
Sandy, una cinquantenne americana che tra rapide, serpenti, piogge e liane
rideva come se stesse partecipando a un film di Indiana Jones. Ma dopo due
notti trascorse a dormire sull’amaca e a combattere con le zanzare, non rideva
più tanto. Poi c’era Rosa, una venezuelana, anche lei sui cinquanta, molto
simpatica ma con il vizio di fare la madre; un giovane medico omosessuale di
Teramo, che continuava a farmi la corte; una ex-anoressica Svizzera, che non
diceva una parola e meditava continuamente se tornare insieme con il suo ex, da
cui temeva l’ennesima delusione.
La piroga era guidata da Marcelo, che aveva
un fisico da culturista, un coltello da marines americano, e ci provava con
tutte le donne dai 20 ai 65 anni, sostenendo che “un bucos es un bucos”.
Guidava sulle rapide come se il Rio Carrao fosse un placido fiume, cosa che
assolutamente non era.
La notte dormivamo, o meglio tentavamo di
dormire, in amaca. Per dormire in amaca ci vuole un allenamento e una
competenza particolari, che acquisii solo in parte dopo 3 - 4 giorni ascoltando
i consigli di Marcelo. Infatti, se ci si mette distesi secondo la lunghezza
dell’amaca, la testa e i piedi stanno inevitabilmente più in alto ed è
impossibile rilassarsi e dormire. Se, invece, ci si posiziona in diagonale e si
spinge con i piedi per stendere l’amaca, alla fine si riesce a stare distesi
orizzontali e, anche se non ci si può girare, è comunque più comoda della
posizione a parentesi tonda.
Una sera, nel luogo dove eravamo accampati,
fummo raggiunti da un altro piccolo gruppo guidato da Mary, una ragazza venezuelana
dalle mani forti ed espressive. Durante la cena Mary era accanto a me e mi
parlava spesso, guardandomi intensamente e giocando con le sua mani. Dopo
un’ora ero già innamorato. Era molto carina con i suoi tratti indios ma, a
parte le mie palpitazioni non accadde nulla. Riuscii però ad avere il suo indirizzo
e, tornato in Italia, volevo scriverle per chiederle di sposarmi. Rinunciai mio
malgrado perché, non solo non mi avrebbe impalmato, ma sicuramente mi avrebbe
preso per matto.
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