In realtà, Maurizio era fiero
di Pietro e di quanto aveva realizzato, ma non glielo avrebbe mai detto, Pietro
era sua figlio ma viveva in un’altra vita che aveva ben poco da fare con la
sua. Neanche i nipoti a cui voleva bene erano riusciti a riavvicinarli, Maurizio
considerava anche loro diversi e distanti da lui.
Ormai viveva delle gesta
della sua gatta Mimma che appena aveva visto in giro nel suo territorio il grosso
pastore tedesco del guardiano le era saltata in groppa, e conficcandogli gli
artigli nelle orecchie lo aveva spinto al galoppo rimanendogli in groppa sino a
che il cane non aveva raggiunto casa sua, solo allora lo aveva mollato e se ne
era tornata trionfante da Maurizio.
“Dovevate vedere come Mimma montava quel bestione”, raccontava fiero Maurizio ai nipoti, “gli teneva le orecchie come delle briglie e
sembrava un fantino lanciato nella
volata finale” e rideva al ricordo.
“Ma poteva fargli male!” disse preoccupato Marco che da sempre aveva una
spiccata sensibilità riguardo le sofferenze degli animali.
“Beh, se l’è cercata. Se fosse rimasto a casa, non si
sarebbe ritrovato Mimma sul groppone. Vedrai se ci riprova ad avvicinarsi da
queste parti!”.
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