domenica 24 febbraio 2013

FRENESIA PROCREATIVA, (Dal libro)


A giugno nacque Giulio, il primo figlio di Mario. Tutti eravamo contenti e Mario si pavoneggiava considerandosi il prosecutore della stirpe. Giulio alla nascita era piccolino, e mio fratello con le sue manone gli circondava completamente il torace quando lo prendeva e lo mostrava a noi dicendo gioiosamente: “Toraxx! Guardate che roba! E’ un toro. E non avete visto il pippolone!” (intendeva il pisellino, o il pipino o come altro viene chiamato il coso dei bambini).
Era passato un anno da quando con Federica avevamo iniziato i tentativi di avere un figlio e, a quel punto, cominciai a domandarmi se fosse stato necessario fare qualcosa di più per raggiungere l’obiettivo, anche se per il momento non ne avevo ancora parlato con lei.
Claudio, pressato da Elena, era già avanti con le operazioni, e mi teneva informato sulle tecniche più recenti e sui risultati.
“Osmio”, mi diceva, “ormai vado avanti facendomi seghe in tutti i cessi dei centri medici. Pensa che al C.D.R. (Centro Della Riproduzione) nel bagno ci sono pure le riviste porno, ma sono di quattro anni fa, e chissà quanti le hanno toccate prima….Che schifo! Però và alla grande: ho 90.000.000 di spermatozoi per millimetro cubo, il 70% sono a posto e dopo quattro ore il 50%  va ancora come gli aereorazzi”.  
E io: “Novanta milioni….? E cosa ci devi fare, fecondare tutto il paese?!”.
“Comunque”, aggiunse Claudio, “così il sesso si stravolge. Ormai io ed Elena ci accoppiamo solo quando lo dicono i medici. Pensa che, l’altra mattina, ci siamo dovuti svegliare alle 6,30, accoppiarci entro le 7 e, senza lavaggi, correre al centro per recuperare gli spermatozoi emessi e verificare se il suo muco li  accoppava o no! Per fortuna si sono difesi bene. Giravano alla cieca, ma tranquilli”.
Cercavamo di scherzarci su e sdrammatizzare.
“Ma, Osmio, ti assicuro che è pesante. Poi, ogni volta che arrivano le mestruazioni, è una mezza tragedia. Si risvegliamo delusioni, rabbia, sensi di colpa, ed Elena comincia a cercare spiegazioni che forse non ci sono o non possono essere trovate”.
Un giorno Claudio mi chiamò in preda al panico: “Osmio è un disastro! Hanno capito perché Elena non rimane incinta. Mi hanno fatto fare un esame al microscopio elettronico, gli spermatozoi sono sempre 87 milioni, ma solo il 10% sono decenti, gli altri sono tutti anormali, hanno la testa a palla, a punta o, addirittura, sono bicefali. Per non parlare delle code, che sono mozze, doppie, curve o mosce. Insomma, un vero fallimento”.
Io cercavo di confortarlo: “Claudio, guarda che ormai è il mondo che non funziona: le città sono inquinate, i cibi contraffatti, siamo troppi… se a questo aggiungi il fatto che fumiamo, beviamo e siamo stressati, come pretendi che i nostri spermatozoi se la cavino bene? Comunque, non ci credere troppo a queste analisi, in fondo ne basta uno solo di quelli muscolosi, rapidi ed efficienti per raggiungere il risultato. Vuoi che tra gli 8 milioni e settecentomila sani che ti sono rimasti, non ce ne sia uno con le palle?”.
Ridevamo, ma i figli non arrivavano.
“Loro cosa ti hanno consigliato di fare?”
“Dal prossimo mese proveremo con la fecondazione in vitro, sceglieranno loro lo spermatozoo giusto e lo infileranno dentro l’ovulo. La fecondazione è assicurata, il risultato no, e costa un sacco di soldi”.
“Fantastici i progressi della scienza, non dovrai neanche accoppiarti,
pensano a tutto loro! Tu ti fai la solita sega,  firmi l’assegno, e poi te ne stai su un divano in panciolle a leggere un libro.”
Con voce un po’ triste Claudio raccontava: “Certo che queste tecniche sono devastanti. Nei primi 15 giorni non si fa sesso in attesa dell’ovulazione. Nei successivi 15, non si fa sesso per non turbare l’eventuale processo di attecchimento…E, alla fine, quando posso farmi una normale scopata con Elena? Il giorno in cui si saprà che non è andata bene e quindi sarà disperata?”
“Mah”, sospiravo io, “non facciamoci prendere dallo sconforto e speriamo che funzioni. Se no: niente sesso, niente soldi, niente figlio, e in più ti dovrai accollare la depressione di Elena per i successivi due mesi”.
“Comunque”, diceva Claudio, “ormai siamo in ballo e bisogna andare fino in fondo, tanto in ogni caso cambia poco. Non so chi lo dicesse, ma aveva ragione: il matrimonio è la tomba del sesso.”
“Però è anche vero”, aggiungevo io. “ che le fecondazioni assistite, al sesso, gli abbreviano la vita. Io mi sa che, se non funziona nel modo classico non vado oltre: vorrà dire che la natura si oppone.”
Mentre io mi preoccupavo di capire come aumentare le possibilità di successo fecondativo, Federica era tranquilla e non si poneva troppi problemi su questo tema.
Una sera che era rimasta a dormire da me trovai nella sua borsa lasciata aperta sul divano (non so se intenzionalmente o meno) una scatola di anticoncezionali. Rimasi marmorizzato. Non sapevo davvero più cosa pensare.
Andai in camera e le chiesi a bruciapelo con un tono ostile: “Da quanto tempo prendi la pillola?”.
Lei non si scompose più di tanto: “Scusami Osmio, avrei dovuto dirtelo! Me la ha prescritta il ginecologo due mesi fa perché avevo le mestruazioni irregolari e delle perdite eccessive. Ma non preoccuparti: la devo prendere solo per qualche mese”.
Per evitare di darglielo in un occhio, tirai un gran pugno sulla cassettiera, rischiando di spezzarmi un braccio,
“Certo che sono proprio un gran coglione. Tu sai che io ti amo, ma non puoi giocare con me in modo così basso e vigliacco! E non mi frega niente di sapere i motivi per cui lo fai”.
“Osmio ma cosa vuoi dire?! Tu sei fuori di testa. Ti ho detto la verità, e le tue illazioni mi offendono e mi feriscono”.
Si alzò, si rivestì, raccolse le sue cose e se ne andò dicendomi di richiamarla quando avrei ritrovato la ragione.
Per l’ennesima volta ero io che mi sbagliavo, che esageravo, che la criticavo, che non mi fidavo. Mi girava la testa ma mi ero rotto le scatole di crederle e di sentirmi in difetto. Nei due giorni successivi continuai a domandarmi se avevo ragione o torto, se la sua versione fosse vera e io visionario, se dovevo accettare questo ulteriore problema e salvaguardare la relazione. Ma ero confuso e non riuscii ad arrivare a una soluzione definitiva.
Poi la richiamai e mi scusai. Lei era contenta, io no. Non ero convinto, ma riprendemmo a vederci. Anche se razionalmente non ero riuscito a prendere una posizione, dentro di me qualcosa continuava a cambiare senza che ne avessi una precisa consapevolezza. Già allora, probabilmente, il mio io aveva raggiunto una conclusione.
Certo non era possibile conoscere la verità su Federica, ma quanto contava questo? Se io vedevo le cose in questo modo e ci stavo male, era con lei che succedeva e, indipendentemente da come stavano realmente le cose, io mi corrodevo. Mi ero fracassato le palle di stare così.


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