martedì 21 maggio 2013

La grande e saggia Nonna. Più grande della buoganvillea che è dietro di lei!!


LA NONNA SANTINA

In quel periodo anche la nonna Santina viveva dalla zia Rosa. In genere era mia madre a tenerla a bada, ma negli ultimi tempi si davano un po’ il cambio. La nonna era sull’orlo degli ottanta anni, e il declino dell’efficienza dei suoi neuroni cominciava a manifestarsi con prepotenza, in contrasto con il fisico che reggeva ancora benissimo.
Mio padre, che doveva accettare la sua presenza in casa, la osservava terrorizzato mangiare con la voracità di un gorilla di montagna.
“Con l’appetito che ha, vivrà ancora almeno vent’anni!”, diceva con un tono di rassegnata disperazione, “Dovreste vedere come supera tutte le malattie!”.
Ormai la nonna aveva molte difficoltà a ricordare ciò che era accaduto nei momenti precedenti, e il suo presente le si riproponeva immutato molte volte.
In altre parole ripeteva sempre le stesse cose.
In genere erano domande cariche di preoccupazione, che non si esaurivano nonostante le reiterate risposte dei miei familiari, che non si rassegnavano ad accettare il fatto che dopo trenta secondi si ritrovavano al punto di partenza. Era una specie di incubo, un po’ come sparare a “Terminator 2” che, dopo pochi secondi, si riaggiustava da solo.
La domanda che batteva tutti i record di ascolto coatto era:
“Ma Rosa dov’è? È uscita?”.
Questa domanda veniva posta a tutti indistintamente, sia che la zia Rosa fosse presente, sia che non lo fosse. Qualche volta, in preda al terrore, la rivolgeva alla zia Rosa stessa.
Un altro aspetto particolare era la scomparsa dal suo panorama di quasi tutti i concetti più astratti, mentre si espandevano quelli più concreti.
Una sera, a una cena in suo onore in cui eravamo invitati quasi tutti noi nipoti, lei ci accolse con una certa perplessità poi, riconoscendoci, cominciò:
“Ahh, Osmio”, e baciandomi, “Piii… ma che? Sei diventato più alto?”.
Poi, guardandomi meglio: “Mah, sembri più magro!”.
Quindi si girò verso Patti: “Ma ti sei dimagrita?…Sembri così bassina!”.
E a Paola, una delle figlie della zia Rosa, che entrava con il fratello Silvio:
“Ma tu sei Paola!…Ma sei ingrassata?….Però sembri più alta!”.
Alto/basso e magro/grasso erano i suoi concetti chiave, e li utilizzava in tutte le possibili varianti, in frasi affermative, dubitative o francamente interrogative. Quella sera era particolarmente di buon umore e, tranne rare eccezioni, ci vedeva tutti più alti.
In quel periodo di vacanza a Roma, la zia Rosa era riuscita a farle fare una serie di cose, che in altri tempi la nonna avrebbe definito ridicole. Le preparava un gin-tonic come aperitivo prima della cena, facevano la doccia insieme, la portava alle sue sedute di Shiatzu e agli incontri dell’Istituto Giapponese di Cultura. Mia nonna stava bene dovunque, distribuendo alti, bassi, magri e grassi a tutti, e chiedendo a intervalli cadenzati:
“Ma Rosa dov’è?”.
Se la zia doveva uscire, la lasciava con una sua vecchia domestica. Mia nonna non la sopportava e, quando Rosa tornava, tra la rabbia e le lacrime, si lamentava: “Ma ti sembra giusto lasciare una donna vecchia e malata (a parte il depauperamento neuronale era sanissima) a casa da sola? E chi è questa estranea che mi guarda sempre e mi fa venire il mal di testa?”. Poi accusava la domestica di darle le medicine sbagliate, di farla cadere apposta e di tramare le cose peggiori ai suoi danni.
In una di queste occasioni, la nonna decise di uscire da casa e, trovando la porta sbarrata, cominciò a urlare e minacciare. La domestica, temendo che fuori si sarebbe persa, ovviamente si rifiutò di aprirle. Santina non si perse d’animo, prese il telefono, compose il 113 e con decisione denunciò:
“Sono la signora Santina. Ho 62 anni, venite a liberarmi… mi tengono sequestrata!”.
Purtroppo non ricordava né dove abitava, né il numero di telefono della zia Rosa, quindi la polizia non poté intervenire per liberarla.

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