giovedì 11 aprile 2013

La passione...una malattia da curare!


Soltanto dopo queste esperienze capii con certezza che la passione è una malattia, sulla cui genesi non ho le idee chiare, ma da cui bisogna assolutamente guarire.
Infatti, la passione durò qualche settimana, poi si ritornò all’inferno.
Germana aveva una vita caotica. Fino a un mese prima aveva vissuto con Renato, con cui era stata per due anni. L’aveva lasciato, almeno così diceva, ma in modo incompleto e ambiguo, e giustamente lui era furioso perché si sentiva preso in giro.
Nella sua vita, oltre me, erano anche apparsi uno skipper russo, e il ricco proprietario di una barca di 28 metri, veneziano, che facevano pazzie per portarla in Sardegna. Anche se Germana alla fine decise di non andare, in quel momento aveva bisogno di qualcuno che volesse fare pazzie per lei.
Sosteneva di essere stata chiara con Renato, ma non aveva neanche portato via le sue cose da casa sua, e lui la chiamava continuamente.
Una notte Renato era venuto sotto casa mia e, non avendo trovato la macchina di Germana, aveva bucato una ruota di quella del sottoscritto. Poi aveva lasciato un lungo messaggio nella segreteria telefonica di Germana, in cui: prima minacciava di ucciderci entrambi, poi insultava lei, rivelandole di essersi scopato molte donne e condendo il tutto di particolari intimi, e infine piangeva minacciando di farla finita se lei non fosse tornata con lui.
Un po’ mi faceva pena sentire un uomo in frantumi che cercava disperatamente di riprendere il controllo di una situazione su cui, probabilmente, non aveva mai avuto un reale potere. Ma la situazione mi faceva anche paura, e non sapevo quanto fossero verosimili le sue minacce. Cercai di convincere Germana a essere più chiara con lui perché questa ambiguità era pericolosa.
Raccontai quello che succedeva ad Antonio, che però non la ritenne una  situazione realmente rischiosa. Pensava che Renato fosse disperato, ma non realmente pericoloso.
Io ero frastornato: “Mi domando come mi sia ficcato in una situazione simile!”
Antonio ridacchiava: “Benvenuto nel mondo dei grandi. Sei cresciuto e, nel mondo dei grandi, capitano anche queste cose”.
In effetti, con Renato non successe niente. In un momento di orgoglio, raccolse le cose di Germana (scarpe, vestiti, libri e tutto il resto) riempì tre grossi sacchi della spazzatura, e li buttò nel cassonetto sotto casa. Poi, avvisò Germana: se voleva riprendersi la sua roba, doveva sbrigarsi, prima che passasse il camion della Nettezza Urbana.
Finalmente un uomo che si usciva le palle. Aveva tutta la mia stima!          
Non lo dissi a Germana, ma lei se lo meritava.
La amavo ancora, ma non riuscivo più a ingannarmi. La vedevo agitarsi in una completa confusione, era insofferente e irriflessiva e mi chiedeva tempo. Io non riuscivo più a essere né disponibile, né paziente. Non ero arrabbiato, semplicemente dicevo con sincerità cosa pensavo della situazione. E non le davo molte possibilità. Ovviamente per lei ero uno stronzo. Io non mi ci sentivo, ma la capivo.
Germana era divertente e attraente, ma viveva alla giornata cercando il divertimento momentaneo e io mi ero stancato, vedevo chiaramente il vuoto di tutto questo.
La notte di Capodanno le dissi che mi ritiravo.
Sicuramente non era il giorno migliore per comunicarglielo, ma non lo avevo programmato e, in fondo, non esiste giorno adatto per lasciare qualcuno.
Forse era la prima volta nella vita che mi capitava di aderire a quello stupido augurio di Capodanno “Anno nuovo, vita nuova!”
Non avevo una vita nuova, ma volevo chiudere quella vecchia, almeno in campo affettivo. E poi avevo le regolamentari mutande rosse con Babbo Natale, quindi le premesse per il futuro erano ottimali.
Per il momento basta fidanzate, dovevo disintossicarmi.

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