Soltanto dopo queste esperienze capii con
certezza che la passione è una malattia, sulla cui genesi non ho le idee
chiare, ma da cui bisogna assolutamente guarire.
Infatti, la passione durò qualche settimana,
poi si ritornò all’inferno.
Germana aveva una vita caotica. Fino a un mese
prima aveva vissuto con Renato, con cui era stata per due anni. L’aveva
lasciato, almeno così diceva, ma in modo incompleto e ambiguo, e giustamente
lui era furioso perché si sentiva preso in giro.
Nella sua vita, oltre me, erano anche
apparsi uno skipper russo, e il ricco proprietario di una barca di 28 metri , veneziano, che
facevano pazzie per portarla in Sardegna. Anche se Germana alla fine decise di
non andare, in quel momento aveva bisogno di qualcuno che volesse fare pazzie
per lei.
Sosteneva di essere stata chiara con Renato,
ma non aveva neanche portato via le sue cose da casa sua, e lui la chiamava
continuamente.
Una notte Renato era venuto sotto casa mia
e, non avendo trovato la macchina di Germana, aveva bucato una ruota di quella
del sottoscritto. Poi aveva lasciato un lungo messaggio nella segreteria
telefonica di Germana, in cui: prima minacciava di ucciderci entrambi, poi
insultava lei, rivelandole di essersi scopato molte donne e condendo il tutto
di particolari intimi, e infine piangeva minacciando di farla finita se lei non
fosse tornata con lui.
Un po’ mi faceva pena sentire un uomo in
frantumi che cercava disperatamente di riprendere il controllo di una
situazione su cui, probabilmente, non aveva mai avuto un reale potere. Ma la
situazione mi faceva anche paura, e non sapevo quanto fossero verosimili le sue
minacce. Cercai di convincere Germana a essere più chiara con lui perché questa
ambiguità era pericolosa.
Raccontai quello che succedeva ad Antonio,
che però non la ritenne una situazione
realmente rischiosa. Pensava che Renato fosse disperato, ma non realmente
pericoloso.
Io ero frastornato: “Mi domando come mi sia
ficcato in una situazione simile!”
Antonio ridacchiava: “Benvenuto nel mondo
dei grandi. Sei cresciuto e, nel mondo dei grandi, capitano anche queste cose”.
In effetti, con Renato non successe niente.
In un momento di orgoglio, raccolse le cose di Germana (scarpe, vestiti, libri
e tutto il resto) riempì tre grossi sacchi della spazzatura, e li buttò nel cassonetto
sotto casa. Poi, avvisò Germana: se voleva riprendersi la sua roba, doveva
sbrigarsi, prima che passasse il camion della Nettezza Urbana.
Finalmente
un uomo che si usciva le palle. Aveva tutta la mia stima!
Non lo dissi a Germana, ma lei se lo meritava.
La amavo ancora, ma non riuscivo più a
ingannarmi. La vedevo agitarsi in una completa confusione, era insofferente e
irriflessiva e mi chiedeva tempo. Io non riuscivo più a essere né disponibile,
né paziente. Non ero arrabbiato, semplicemente dicevo con sincerità cosa
pensavo della situazione. E non le davo molte possibilità. Ovviamente per lei
ero uno stronzo. Io non mi ci sentivo, ma la capivo.
Germana era divertente e attraente, ma
viveva alla giornata cercando il divertimento momentaneo e io mi ero stancato,
vedevo chiaramente il vuoto di tutto questo.
La notte di Capodanno le dissi che mi
ritiravo.
Sicuramente non era il giorno migliore per
comunicarglielo, ma non lo avevo programmato e, in fondo, non esiste giorno
adatto per lasciare qualcuno.
Forse era la prima volta nella vita che mi
capitava di aderire a quello stupido augurio di Capodanno “Anno nuovo, vita
nuova!”
Non avevo una vita nuova, ma volevo chiudere
quella vecchia, almeno in campo affettivo. E poi avevo le regolamentari mutande
rosse con Babbo Natale, quindi le premesse per il futuro erano ottimali.
Per il momento basta fidanzate, dovevo
disintossicarmi.
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