giovedì 1 agosto 2013

LE DONNE E IL SESSO! (Vado in vacanza...a presto)

Dopo la conclusione della relazione con Beatrice, ci vollero almeno sei - otto mesi per recuperare un io sufficientemente solido, e riaffrontare il sesso con altre donne. Consideravo il sesso come una bizzarra attività relazionale, che comportava spesso posture grottesche, e non trovavo una spiegazione valida al fatto che questa attività fisica venisse così sopravvalutata dalle persone. Certo, l’eccitamento e la scarica di questo è piacevole, ma in fondo dura poco e spesso non è neppure così soddisfacente. Riuscire a vivere piacevolmente un rapporto così intimo, soprattutto all’inizio, non è per niente facile. Se non fosse per un insieme di altri aspetti psico-emotivi correlati alla sessualità, direi che non è molto più piacevole che segnare un gol alla squadra avversaria, o catturare un bel pesce durante una battuta di pesca subacquea.
Con Beatrice il sesso aveva una fisicità limitata e non aveva uno spazio proprio: era un’appendice della relazione di coppia e funzionava in stretto rapporto con essa.
Dopo di lei non riuscivo facilmente a immaginare la possibilità che una donna si interessasse a me, e, più in particolare, che fosse fisicamente attratta.
Ma, una volta rotto il ghiaccio, mi ritrovai con due fidanzate in contemporanea. Una era “la minorenne”, nel senso che era decisamente più giovane di me, e la vedevo in genere il pomeriggio, mentre con “la maggiorenne” stavamo insieme ogni tanto la sera.
Non furono dei rapporti “torridi”, anche per il fatto che loro erano più problematiche di me, e i rapporti dei sensi furono fugaci e sporadici. La minorenne viveva il sesso come qualcosa che bisognava scoprire con cautela e attenzione, un po’ come quando si fa l’autopalpazione del seno per vedere se c’è qualcosa di pericoloso.  Mentre la maggiorenne andava benissimo nei preliminari, ma appena andavi oltre, le scappava di andare in bagno, e con questa fuga precipitosa in genere finivano i cosiddetti “rapporti sessuali”.

Poi cominciai a frequentare Doriana, una mia collega di Biologia che amava stuzzicare il genere maschile, ma che nei fatti concedeva molto poco. Aveva bisogno di essere amata, ma, come molti, era spaventata dalle quasi certe delusioni dell’amore. Dopo qualche bacio in macchina, di quelli che durano ore con scontri di incisivi e grandi lavaggi del collo e delle orecchie, una sera, finalmente, accettò di salire a casa mia. Dopo aver abbreviato al minimo accettabile i preliminari, ero passato decisamente alle fasi avanzate. Lei si comportava in maniera veramente singolare: dopo pochi secondi, ansimando un “noo…., noo”, mi sgusciava da sotto e si allontanava di un metro o due strisciando sulla moquette. Io colmavo carponi la distanza e si riprendeva, ma solo per qualche attimo..perchè sgusciava via di nuovo, e si ricominciava. Devo dire che dal punto di vista dell’eccitamento era fantastico, era come riconquistarla ogni volta, mentre dal punto di vista fisico era piuttosto impegnativo per le ginocchia e per le braccia. Nel giro di mezz’ora avevamo percorso strisciando tutto il soggiorno e la stanza da letto. Il bagno lo evitammo perché fummo bloccati dalla porta a soffietto. Alla fine, avendo imboccato il corridoio dell’ingresso che finiva con la porta d’entrata, la cosa si concluse lì, visto che non c’erano altre vie di sguscio. Se la porta fosse stata aperta probabilmente saremmo arrivati in portineria.

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