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I miei ritmi subivano un brusco cambiamento
quando andavo in vacanza. Quell’inverno, dominato dal chiodo
persistente della rottura con Beatrice, decisi di andare a sciare con mio
fratello Mario e con il mio amico Claudio.
Tutti e tre eravamo accomunati da più o meno
gravi “problemi di coppia”: ci sentivamo traditi ed eravamo decisi a lasciare
le nostre fidanzate, ma nessuno di noi era riuscito ancora a farlo veramente.
Le problematiche della separazione ci univano, ma facevamo finta di non subirne
particolari conseguenze e tra noi non ne parlavamo mai, sperando così di
dimenticarle e superarle.
Le nostre giornate erano dominate dall’iperattività
fisica, con una spiccata ipoattività delle funzioni corticali superiori. Sciavamo
sino a quando ci impedivano di continuare a utilizzare gli impianti di
risalita.
Tornati al
residence, mangiavamo a orari alpini, quindi dormivamo un paio d’ore,
per il rito che Claudio definiva “il riposino del viveur”. Il momento centrale
della giornata si svolgeva dalle 22
in poi in discoteca. Lo ski-pass era molto economico
paragonato alla spesa delle consumazioni serali: io ingerivo non meno di 5/7
bicchieri di vodka, Claudio e Mario prediligevano il rhum e coca, ma Claudio
riusciva a contenerne un massimo di 8/9, mentre mio fratello arrivava a 10/12 e
anche più, senza che si rendesse necessario il ricovero.
Io e Claudio invitavamo a ballare il
maggior numero possibile di ragazze, in modo corretto ma insopportabile, con l’intento
di essere respinti. Al termine della serata conteggiavamo e risultava vincitore
chi era stato respinto più volte. Era il nostro modo di vaccinarci e prepararci
alle delusioni con le ragazze, o forse eravamo così mal ridotti dalle nostre precedenti
esperienze, che non potevamo permetterci nulla di diverso dalla conferma delle
nostre incapacità. In ogni caso, era un modo per trasformare una disgrazia in
un colpo di fortuna.
Mario era diverso. Corteggiava una maestra
di sci bionda e molto carina che aveva dieci anni più di lui, cercando di
sedurla con i suoi modi divertenti e infantili, cosa che ovviamente non avrebbe
potuto condurlo a nulla.
Dopo 2 giorni conosceva tutti in paese e
guidava il nostro gruppo assumendo il ruolo di fratello maggiore. La notte ci
riportava a casa e, se necessario, ci assisteva nei frequenti episodi di intolleranza
gastrica post-alcolica. Seduto sul letto, continuando a parlare senza sosta,
teneva la fronte a me che, steso a pancia in giù con la testa che sporgeva
fuori, vomitavo in un secchio, controllava Claudio, steso nella stessa
posizione, a cui per vomitare aveva attaccato un sacchetto di plastica del
supermercato dietro le orecchie, che gli pendeva davanti come il sacco della
biada ai cavalli, nel frattempo mangiava con appetito un piatto di spaghetti
che si era cucinato durante i nauseanti preliminari.
Io dormivo con lui in un letto
matrimoniale, mentre Claudio aveva un letto a una piazza e mezzo in un’altra
stanza.
Mario era molto ospitale. Una sera rientrò
più tardi, mentre io e Claudio dormivamo già, portando con sé due ragazze della
riviera di ponente bisognose di un ricovero per la notte.
Verso le quattro di notte, svegliandomi
assetato, mi ritrovai nel letto una sconosciuta che dormiva tra me e Mario.
Con gentilezza la svegliai e le dissi: “Scusami
ma io non so chi sei, e non riesco assolutamente a dormire accanto a una
persona che non conosco. Puoi metterti dall’altro lato di mio fratello per
favore?”.
Credo che si offese per non essere stata
accettata, ma si spostò ugualmente.
L’altra ragazza si sistemò nel letto con
Claudio, troppo ubriaco per rendersi conto di quello che accadeva. Solo al
mattino si accorse di aver passato la notte con una tizia bassina in camicia e
pantaloncini, con i capelli neri e abbondanti peli, ugualmente neri, sulle
gambe.
Durante la colazione Claudio mi confidò: “Mi
era sembrato che qualcuno si strofinasse a me stanotte….ma credevo fosse un
sogno. Pensa che figura di merda ho fatto: nel sogno ho avuto un’erezione!”.
La mattina, alle nove al massimo, eravamo
sulle piste barcollanti e intontiti, ma Claudio sosteneva che le prime discese
sarebbero state fantastiche, infatti, eravamo nelle condizioni ideali per fare
le migliori curve della giornata, perché in quello stato venivano decisamente
più rotonde.
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